19.9.08

Io posso

Il concerto di ieri potrebbe essere riassumibile con una sola parola.

CHAPEAU.


Quando sulla nostra strada incontriamo una persona di un così straordinario talento e una tale commovente dedizione al proprio lavoro, non possiamo fare altro che cedere il passo e inchinarci alla sua dirompente bravura.


Chi mi conosce sa bene quanto io possa essere stupidamente fan di persone quasi incapaci di ballare, assolutamente inadatte a stare su un palco, decisamente non in grado di mettere insieme 5 note senza stonarne almeno 2 e che farebbero probabilmente meglio a lavorare in una lavanderia a gettoni. Ma mai, e intendo MAI, mi avrà sentito dire null'altro di queste persone che "ma sì, dai, non è capace di fare praticamente niente, ma gli vogliamo bene lo stesso".
E chi mi conosce sa anche quanto per me sia in fondo difficile regalare il mio profondo rispetto per qualcuno che considero veramente OLTRE. Forse per il semplice fatto che, ricordiamolo, sono ONNIPOTENTE.
(I nuovi lettori non corrano a chiamare la neuro, ok? E' una lunga e vecchia storia).

Leehom Wang è uno degli Artisti più incredibili che io abbia avuto la fortuna di vedere con i miei occhi.

(Just for the record: nella Pappu-scala rigorosamente personale, scalza Bruce Dickinson come miglior vocalist che io abbia mai sentito. E VI HO DETTO TUTTO. A volte è talmente PERFETTO che ti dimentichi che stia cantando dal vivo.).

E gli perdoniamo pure l'entrata sul Music-jet, perché alla fine è riuscito a mantenere su toni quasi sobri quello che si annunciava essere uno dei concerti più trash della storia, e pure la super-chitarra kitch, soprattutto per il modo eccezionale in cui è stata usata. Il miglioramento, dal mero accompagnamento del 2006 ai molti assoli fatti in questo concerto, avrebbe lasciato basito chiunque.
E se, come sempre, ha voluto farci sapere di essere pure in grado di suonare la batteria e ha incantato tutti con variazioni più o meno improvvisate con il piano, quello che, personalmente, ho rispettato di più è stata la scelta di avere una VERA ORCHESTRA per i suoi brani tipicamente orchestrali, come il pezzo puramente strumentale scritto per il film di Ang Lee "色,戒 - Lust, caution".
Non vi sto neanche a specificare il fatto che lui suonasse come primo violino.

Come già accaduto nel 2006, tutti i brani sono stati completamente riarrangiati per il live. Cosa che solo quelli davvero GRANDI sono in grado e hanno il coraggio di fare, non temendo nessun disappunto da parte di un pubblico che, tipicamente abituato a sentire le canzoni "esattamente come nel CD", è come un bambino piccolo che corregge la nonna nel racconto delle favole della sera.
E -Pappu ringrazia dal profondo e prega in bulgaro per un CD live- il nuovo chitarrone dragonato ha traghettato quasi ogni canzone in un brand new concetto di "CHINKED OUT ROCK". Così che, anche quelli che erano la quint'essenza dell'hip-pop, sono diventati brani ciccio-rock assolutamente strepitosi.


Se il concerto dei L'Arc-en-ciel era stato particolarmente emozionante per LE PERSONE DEL PUBBLICO (uomini e donne, gialli, neri, verdi, rossi e blu, tutti a cantare in questa lingua ai più ignota, seguendo solo la carica di un omino alto così) e se il concerto di Bruce Springsteen davanti agli 80mila di San Siro era stato INTIMO, come se IL BOSS stesse cantando in una stanza con soltanto tu e lui dentro, questo è stato il concerto di una STAR, una STELLA letteralmente. Un'astro talmente brillante che semplicemtne non si può fare altro che rimanere lì ad osservarlo con ammirazione.
Come dicendo "Ok. Hai vinto tu. Sei IL PIU' bravo".

Un essere umano che è la dimostrazione che NON E' SOLO UNA QUESTIONE DI TALENTO, ma che con costanza e tanto -tanto- lavoro, si può migliorare se stessi e imparare a fare molte cose.
(E capisco perché, con Gackt, si siano tanto trovati).

Come cantare correndo per 500 metri in salita su per le scale dell'Arena, senza nessun fiatone apparente, solo per ricevere l'applauso del PRESTIGIO.
(La prossima volta cosa farai? Chiderai a David Copperfield come si fa a... VOLARE?).

Come BALLARE.
Sì, signori miei.
(Cosa che, ammettiamolo, non rimane comunque nella top ten di quelle che sa fare meglio, anche se la spaccata in verticale finale ha lasciato tutti a bocca aperta).
Qualcuno deve avergli detto "Leehom? Sì, bravino. Peccato che non sappia ballare".
Ed è stato come l'hula-hop del già citato Gackt.
Probabili mesi e mesi di lezioni di danza per arrivare infine lì e provare a tutti i 14mila dell'Arena di poterlo fare.


Leehom.
Un essere umano che è la dimostrazione che se si VUOLE fare qualcosa, si PUO' fare quella cosa.
L'uomo che puoi riassumere con la frase "IO posso".

Perché nulla è impossibile.


Perché IO ero lì.
9700 km.

Perché "*IO* posso".

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